Come musica che affonda le proprie radici in una tradizione sofferente, e nello stesso tempo suggerisce una via d’uscita verso la leggerezza, per la sua natura elegante ma non altera, il Jazz possiede tutti i requisiti per essere considerato un buon investimento di economia della conoscenza.
Da oltre trent’anni il Festival Jazz di Roccella rappresenta uno dei precipitati più significativi delle capacità progettuali, organizzative e di innovazione che il nostro territorio può esprimere. Un “evento unico”, come lo definisce a buon diritto il Piano di Sviluppo Locale Terrae Nostrae, che attribuisce a merito dell’Associazione Culturale Jonica, e della sua “costante opera”, l’aver fatto di Roccella un punto di intersezione e di “incontro mondiale”.
Se si ritiene che – in virtù di una dinamica solo apparentemente antinomica – siano proprio gli “anelli deboli” del sistema sociale, i giovani e le donne soprattutto, i soggetti più aperti e disponibili all’innovazione, nonché quelli che attendono con maggior urgenza di poter valorizzare il proprio capitale umano e poter dare forma alle proprie capacità e aspirazioni, basta forse osservare il pubblico locale del Festival di Roccella per comprendere come, attraverso un evento così cospicuo, passino diverse buone occasioni e strumenti per il superamento di tante marginalità. Ma anche – di conseguenza – diverse potenzialità liberatorie, possibilità di inclusione sociale e di feconda conservazione dell’ambiente e del territorio. Che sono, del resto, obiettivi fondamentali di tutti gli strumenti di pianificazione e i progetti di sviluppo. Compreso il Piano Strategico della Locride, che in effetti pone decisa attenzione a tali questioni. Forse anche da qui passa la via per “soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere quelli delle generazioni future”.
Il Festival può vantare, proprio in riferimento agli strumenti di pianificazione citati, ulteriori prerogative: ha offerto a questo territorio la possibilità di una comunicazione su “scala globale”, e lo ha posto in relazione con mercati lontani, facendolo partecipare a una rete internazionale di cooperazione culturale; su scala regionale è riuscito a mandare in fermentazione l’intera area attorno a Roccella, dilatandone le capacità attrattive e ottenendo di allungare significativamente la stagione turistica; ha contagiato le comunità vicine costringendole in qualche modo a superare, nel riconoscimento dei singoli ambiti, vecchi campanilismi. Ha costruito, di fatto, un laboratorio di crescita di rete e di sistema, offrendo ragioni e speranze a chi ancora crede nell’esistenza di possibilità nascoste e inesplorate, e coltiva visioni di sviluppo e di futuro. Rimane una testimonianza straordinaria della necessità irrinunciabile, per poter costruire efficaci processi di maturazione, di letture sempre nuove e coraggiose del territorio, dei suoi fenomeni e dei suoi bisogni.